mercoledì 15 febbraio 2012

(5) DIPENDENZA DAL GIOCO - MALESSERE PSICOLOGICO - PSICOSI

 

DIPENDENZA DA GIOCO D’AZZARDO

MALATTIE E DISTURBI MENTALI

LA DIPENDENZA DAL GIOCO D’AZZARDO

Il gioco d’azzardo patologico è una delle prime forme di “dipendenza senza droga” studiate che ha ben presto attratto l’interesse della psicologia e della psichiatria, ma anche dei mezzi di comunicazione di massa, degli scrittori e dei registi, al punto che si continua spesso a riparlarne in relazione alle sue conseguenze piuttosto serie sulla salute ed in particolare sull’equilibrio mentale che questo tipo di problema è in grado di produrre. Nella ludodipendenza il vero senso del gioco, attraverso cui si può costruire e scoprire il Sè - quello che vuol dire libertà, creatività, apprendimento di regole e ruoli, sospendendo le conseguenze reali - viene completamente ribaltato per trasformare la cosiddetta “oasi della gioia” in una “gabbia del Sé”, fatta di schiavitù, ossessione, ripetitività.
Il gioco d’azzardo nella storia dell’uomo e delle civiltà

L’attività giocosa che concerne la manipolazione di elementi aleatori, che vanno dai numeri ai simboli, rappresenta una tradizione degli esseri umani verso la quale l’uomo è propenso anche in virtù dell’eredità, mai completamente abbandonata, della modalità di pensiero magico-onnipotente, che spesso spinge ad associare al gioco il rischio dei propri beni e del denaro. È proprio sulla base di tale naturale propensione verso il gioco d’azzardo, che nella storia e nel tempo si sono sviluppate molteplici forme di giochi di rischio associati quasi sempre al “caso” e di cui esistono tracce sia nei reperti archeologici (dadi e oggetti similari), che negli antichi manoscritti relativi ai popoli orientali dell’antico Egitto, della Cina, del Giappone e dell’India, ma anche nelle narrazioni sull’antica Grecia legate alle scommesse degli indovini sui risultati dei giochi olimpici e sull’antica Roma dove sui combattimenti dei gladiatori si poteva scommettere con delle puntate, le cosiddette “munera”. La diffusione globale del gioco d’azzardo trova conferma nella stessa etimologia della parola “azzardo” che deriva dal francese “hasard” , una parola a sua volta di origine araba e derivante dal termine “az-zahr” che designava il “dado”, uno dei più antichi oggetti a cui si lega la tradizione del gioco sociale di scommessa. Lo sviluppo sociale del problema del gioco d’azzardo è in parte favorita anche dalle crescenti possibilità di scelta tra una vasta gamma di tipologie di gioco, ormai sempre più legalizzate, che riescono a rispondere alle simpatie dei giocatori con diverse propensioni e con differenti personalità. Così i giocatori d’azzardo vanno dagli amanti della trasgressione da gran salone, come quella dei giochi da Casinò e delle slot-machine, agli appassionati dei videogiochi che si lasciano conquistare dai sempre più diffusi videopoker, agli appassionati dei giochi d’azzardo popolari, come le lotterie, il gioco di numeri e di schedine, fino al Bingo, la moderna trasformazione del gioco della tombola, che riesce a conquistare anche interi gruppi grazie al suo profondo legame con il vissuto di una concessa usanza festiva a dimensione familiare.
Dal vizio alla dipendenza: caratteristiche del gioco d’azzardo patologico

Per cominciare ad individuare gli indicatori della patologia da gioco, è estremamente importante chiarire innanzitutto la necessità di operare una distinzione tra giocatori d’azzardo e giocatori patologici . Per molte persone, infatti, numerosi giochi d’azzardo tra quelli elencati sono piacevoli passatempi, in taluni casi occasionali e in altri abituali, ma anche in quest’ultimo caso non significa che il gioco sia necessariamente patologico, dal momento che non è la quantità il fattore discriminante del problema. Il giocatore compulsivo, infatti, si pone lungo un continuum che conta diverse tappe dai confini spesso sfumati che vanno dal gioco occasionale, al gioco abituale, al gioco a rischio fino al gioco compulsivo. Di conseguenza, il gioco d’azzardo patologico si configura come un problema caratterizzato da una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio comportamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi secondari gravi che coinvolgono diverse aree della vita.

Lungo il continuum tra gioco d’azzardo ricreativo e gioco patologico, in relazione alle motivazioni che sembrano determinare e accompagnare il gioco d’azzardo, sono state distinte le seguenti
tipologie di giocatori (Alonso Fernandez F., 1996, Dickerson M., 1993):
  • il giocatore sociale che è mosso dalla partecipazione ricreativa, considera il gioco come un’occasione per socializzare e divertirsi e sa governare i propri impulsi distruttivi;
  • il giocatore problematico in cui, pur non essendo presente ancora una vera e propria patologia attiva, esistono dei problemi sociali da cui sfugge o a cui cerca soluzione attraverso il gioco;
  • il giocatore patologico in cui la dimensione del gioco è ribaltata in un comportamento distruttivo che è alimentato da altre serie problematiche psichiche;
  • il giocatore patologico impulsivo/dipendente in cui i gravi sintomi che sottolineano il rapporto patologico con il gioco d’azzardo sono talvolta più centrati sull’impulsività e altre volte sulla dipendenza.

Un giocatore veramente dipendente è una persona in cui l’impulso per il gioco diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva ed una incapacità, parziale o totale, di ricorrere ad un pensiero riflessivo e logico. L’autoinganno e il ricorso a ragionamenti apparentemente razionali assumono la funzione di strumenti di controllo del senso di colpa e innestano ed alimentano un circolo autodistruttivo in cui se il giocatore dipendente perde, giustifica il suo gioco insistente col tentativo di rifarsi e di “riuscire almeno a riprendere i soldi persi”, se vince si giustifica affermando che “è il suo giorno fortunato e deve approfittarne”, sottolineando una temporanea vittoria che supporta, attraverso una realtà vera ma alquanto instabile e temporanea, questa affermazione interiore o esteriore.

Lo stato mentale di un giocatore patologico è pertanto estremamente diverso da quello di un giocatore anche assiduo non patologico e si caratterizza per il raggiungimento di uno stato similare alla sbornia, con una modificazione della percezione temporale, un rallentamento o perfino blocco del tempo, che nasce da una tendenza a raggiungere uno stato alterato di coscienza completamente assorbiti, fino ad uno stato di estasi ipnotica, dal gioco. Talvolta questa condizione della mente è favorita da un reale consumo di alcolici o di altre sostanze, associato al gioco, che alimenta la perdita di controllo della propria condotta.

Per chiarire le caratteristiche diagnostiche del gioco patologico, è molto importante altresì distinguere il “vizio del gioco ” dalla “malattia del gioco ”, sottolineando anche che spesso esiste una tendenza ad usare il primo termine per designare impropriamente comportamenti patologici. La distinzione è estremamente importante perché permette di individuare una delle caratteristiche fondamentali del gioco d’azzardo patologico, disturbo siglato in psichiatria G.A.P.: la perdita di controllo sul proprio comportamento, che invece nel vizio è un comportamento volontario, che può essere controllato ed eventualmente interrotto da una persona che, tuttavia, lo mette in atto con volontà e consapevolezza delle connotazioni negative attribuite ad esso da un punto di vista morale.

Un’altra distinzione che è opportuno fare, anche in relazione alla diversa impostazione del possibile percorso terapeutico, è quella tra “dipendenza da gioco”, ossia disturbo primario del gioco , noto anche come “compulsive gambling” o “ludopatia morbosa compulsiva”, e “gioco patologico secondario” , ossia sintomo di un’altra problematica psichica. In quest’ultimo caso, infatti, il gioco patologico può essere considerato come un effetto di un disturbo primario che deve divenire il focus della terapia. Nella “ludomania” invece spesso esistono dei problemi psicologici o psichiatrici che sono conseguenza del circolo vizioso del gioco.

In generale, secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, possiamo sintetizzare che siamo in presenza di “Gioco d’Azzardo Patologico” quando esiste un “comportamento persistente, ricorrente e disadattivo di gioco d’azzardo”, intendendo in quest’ultimo caso che il gioco è in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore (AA.VV., 1994). I segnali di tale problema di dipendenza dal gioco possono essere più comportamenti tra quelli elencati di seguito e, in ogni caso, non riconducibili a conseguenze di altri disturbi primari:

  • eccessivo assorbimento in attività dirette o indirette (programmi di gioco, pensieri su come procurarsi denaro, ecc.) legate al gioco d’azzardo;
  • bisogno di aumentare la quantità di denaro con cui si gioca per raggiungere livelli di eccitazione desiderati;
  • tentativi ripetuti ma infruttuosi di interrompere, ridurre o controllare il proprio comportamento di gioco d’azzardo;
  • ansia o irritabilità quando si tenta di controllare o ridurre il gioco d’azzardo;
  • tendenza ad utilizzare il ricorso al gioco d’azzardo per ridurre stati affettivi negativi (colpa, impotenza, depressione, ecc.) o per fuggire a problemi;
  • tendenza a ritornare al gioco per rifarsi dalle perdite precedenti;
  • propensione a mentire sul proprio comportamento di gioco;
  • perdita reale o grave rischio di perdita, a causa del gioco d’azzardo, di una o più relazioni importanti oppure compromissione del lavoro o di opportunità scolastiche;
  • ricorso a comportamenti illegali quali furti, frodi, baro, falsificazione;
  • richiesta ad altri di denaro necessario per rimediare alla propria situazione finanziaria più o meno disperata a causa dei debiti di gioco.

Si può parlare di una vera e propria
“dipendenza dal gioco d’azzardo” se sono presenti sintomi di tolleranza, come il bisogno di aumentare la quantità di gioco, sintomi di astinenza , come malessere legato ad ansietà e irritabilità associati a problemi vegetativi o a comportamenti criminali impulsivi e sintomi di perdita di controllo manifestati attraverso incapacità di smettere di giocare. Se prevalgono altri sintomi maggiormente legati al deficit nel controllo degli impulsi, il comportamento di gioco patologico impulsivo va ricondotto soprattutto ad un problema in quest’area, senza che si possa necessariamente parlare di dipendenza.

Alcuni autori (Custer, 1982) distinguono
le fasi di progressione del gioco d’azzardo patologico
, in cui un giocatore si può muovere sia sul versante dell’aggravamento del problema che della possibile risoluzione dello stesso. Più precisamente sono state individuate le seguenti tappe:

FASE VINCENTE:
caratterizzata dal gioco occasionale e da vincite iniziali che motivano a giocare in modo crescente, spesso grazie alla capacità del gioco di produrre un piacere e di alleviare tensioni e stati emotivi negativi;FASE PERDENTE: connotata dal gioco solitario, dall’aumento del denaro investito nel gioco, dalla nascita di debiti, dalla crescita del pensiero relativo al gioco e del tempo speso a giocare;FASE DI DISPERAZIONE: in cui cresce ancora il tempo dedicato al gioco e l’isolamento sociale conseguente, con il degenerare dei problemi lavorativi/scolastici e familiari (divorzi, separazioni) che talvolta ha generato anche gesti disperati di tentativi di suicidio;FASE CRITICA: in cui nasce il desiderio di aiuto, la speranza di uscire dal problema e il tentativo realistico di risolverlo attraverso il ritorno al lavoro, nonché i tentativi di ricucire debiti e problemi socio-familiari;FASE DI RICOSTRUZIONE: in cui cominciano a vedersi i miglioramenti nella vita familiare, nella capacità di pianificare nuovi obiettivi e nell’autostima;FASE DI CRESCITA: in cui si sviluppa maggiore introspezione e un nuovo stile di vita lontano dal gioco.
Dalle motivazioni ai fattori di rischio del gioco


Numerosi studi hanno cercato di individuare
i fattori di rischio che predispongono a diventare “giocatori d’azzardo impulsivi” o perfino “gioco-dipendenti”, ricorrendo a tre aspetti, generalmente ritenuti in interazione fra loro:
ASPETTI BIOLOGICI:
relativi a fattori principalmente neurofisiologici, ancora non ben dimostrati, ossia allo squilibrio che si potrebbe determinare nel funzionamento del sistema di neurotrasmettitori cerebrali atti a produrre serotonina, una sostanza chimica cerebrale, responsabile di un equilibrio affettivo-comportamentale, che nei giocatori patologici scenderebbe sotto i livelli comuni rispetto alla media;ASPETTI AMBIENTALI-EDUCATIVI: inerenti sia l’educazione ricevuta e quindi l’ambiente evolutivo caratterizzato da situazioni problematiche e da una tendenza a stimolare e ipervalorizzare le possibilità di felicità legate al possesso del denaro, sia la presenza di difficoltà economiche legate ad esempio allo stato di disoccupazione che sembra un particolare fattore di rischio per l’insorgenza della ludomania;ASPETTI PSICOLOGICI: che talvolta sembrano più connessi alla presenza di tratti di personalità lussuriosa e avara di denaro, talvolta connessi al bisogno di riuscire a dimostrare un controllo sul fato e sul caso, come simbolo del controllo sul mondo che sfugge ad una regolarità.

I giochi che sembrano predisporre maggiormente al rischio sono quelli che offrono maggiore vicinanza spazio-temporale tra scommessa e premio, quali le slot-machines e i giochi da casinò, ma anche i videopoker e il Bingo.

Le fasce più a rischio sembrano invece, tra le donne, le casalinghe e le lavoratrici autonome dai quaranta ai cinquant’anni e, tra gli uomini, i disoccupati o i lavoratori autonomi che hanno un frequente contatto col denaro o con la vendita ed un’età intorno ai quarant’anni.

Dominare il desiderio di dominare il fato


Dal momento in cui il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo psicologico, distinto da altre problematiche, sono stati sviluppati diversi programmi di intervento sul problema che spesso viene ormai affrontato in vere e proprie comunità di recupero. Altrettanto utili sembrano i risultati legati alla partecipazione dei giocatori a gruppi di auto-aiuto per Giocatori Anonimi, fondati su diverse tappe per l’uscita dal problema, dal suo riconoscimento, alla condivisione, ai traguardi verso l’abbandono basati sull’analisi delle tecniche di autoinganno comuni che spesso vengono più facilmente osservate nei racconti degli altri che rispecchiano i propri pensieri. Ciò che va sottolineato è che, attraverso metodi individuali, di gruppo terapeutico, di auto-aiuto o di comunità, gli obiettivi terapeutici vanno sempre centrati sulla possibilità di modificare, oltre che il comportamento di gioco, il substrato cognitivo fatto di pensieri legati all’idea che prima o poi arriverà il giorno in cui il gioco potrà cambiare la propria vita risolvendo magicamente i propri problemi.
LA DIPENDENZA DAL GIOCO D’AZZARDO: A cura della Dott.ssa Monica Monaco

Alcuni riferimenti bibliografici:
  • Alonso-Fernandez Francisco, 1996, La dipendenza dal gioco. In Le altre droghe, EUR, Roma.
  • AA.VV., 1994, DSM-IV, Masson
  • Croce M., Zerbetto R., 2001, Il gioco e lazzardo. Il fenomeno, la clinica, le possibilità dintervento, Franco Angeli, Milano.
  • Dickerson M., 1993, La dipendenza da gioco. Come diventare giocatori dazzardo e come smettere, Edizioni Gruppo Abele, Torino.
  • Lavanco G., Varveri L., 2006, Le nuove forme dellazzardo. In Psicologia Contemporanea, 194, 58-64.
  • Mazzocchi S., 2005, Mi gioco la vita. Mal dazzardo: storie vere di giocatori estremi, Baldini Castaldi Dalai Editore.
Williams A., 2000, Gioco dazzardo. Un affare di famiglia, Editori Riuniti, Roma.

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Dipendenza "Nuovi" Giochi D'Azzardo
a cura del Dr Gaspare Costa
Il gioco d’azzardo patologico, come entità clinica e nosografica, attraversa una fase in continua espansione e trasformazione rispetto alle modalità in cui storicamente si presentava. Il rinnovato allarme sociale si fonda ed è giustificato da alcune caratteristiche del “moderno” gioco d’azzardo che ne accentuano la pericolosità:
  • nuovi giochi d’azzardo, sempre più accessibili e pubblicizzati rispetto ai giochi tradizionali;
  • aumento dei giocatori, diversificazione del target e “normalizzazione” del gioco;
  • legalizzazione del gioco, scarsa consapevolezza delle problematiche cliniche e di dipendenza;
  • scarso supporto psicologico ai giocatori e ai loro familiari.
Il primo punto appare particolarmente importante poiché di fatto viene “rivoluzionato” il modo classico di giocare d’azzardo, storicamente consumato all’interno di bische clandestine, lussuosi casinò, o attraverso scommesse illegali o giochi di stato (lotto, totip, totocalcio) che di fatto non hanno mai raggiunto, eccezion fatta forse per le scommesse clandestine, il livello di allarme a cui le nuove forme di gioco sono arrivate. Oggi, l’offerta dell’azzardo è pressoché illimitata e di facile consumo come i “gratta e vinci”, le scommesse legalizzate, il lotto e il superenalotto, i videopoker, fino ad arrivare ai “casino virtuali” la cui pericolosità viene accentuata da alcune “proprietà” intrinseche all’utilizzo maladattivo di internet (IAD).
L’offerta, apparentemente innocua, o addirittura ludica di gratta e vinci, ampiamente pubblicizzati e diffusi, complice la crisi economica, ha rappresentato un esca per milioni di persone che inconsapevolmente sono passati dal “tentare la fortuna ogni tanto” a forme di dipendenza più o meno grave compromettendo seriamente la propria sfera finanziaria, relazionale, lavorativa e psicologica. Ormai è abbastanza frequente vedere scene, nei vari esercizi commerciali, in cui anziani, pensionati, casalinghe, studenti, operai grattano compulsivamente decine di cartelle alla ricerca del colpo di fortuna in una drammatica “rincorsa alla perdita” i cui effetti, a livello finanziario e clinico ( sensi di colpa, autocommiserazione, depressione, rabbia) lasciano effetti sempre più marcati e distruttivi. Cosi come è diventato frequente vedere di primo mattino, prima ancora di recarsi al lavoro, a scuola o a far la spesa, le stesse persone azionare compulsivamente la leva delle slot o de ivideo poker fin quanto hanno qualche spicciolo che gli permetta di inseguire il sogno.
Queste nuove modalità con cui è possibile giocare d’azzardo hanno in comune alcune caratteristiche quali la velocità della giocata, la facile accessibilità dei giochi (ormai quasi tutti gli esercizi commerciali sono dotati di slot o vendono gratta e vinci o accettano scommesse), la “normalizzazione” del gioco d’azzardo, la legalizzazione -visto che il primo promotore è lo stato-, che inculcano nel giocatore la sensazione di avere quasi il dovere di provarci che, rafforzata dal contesto, elude o minimizza la presa di coscienza del pericolo di una dipendenza che man mano si consolida. Il gioco d’azzardo classico, quello delle bische o dei casinò, aveva dei confini chiari e precisi tra il “dentro” ed il “fuori”, tra chi era giocatore e chi non lo era; i giochi d’azzardo in voga oggi non hanno questa caratteristica, o quantomeno non è così marcata, per cui i processi difensivi di negazione vengono rinforzati con il risultato che si sottostima il pericolo della dipendenza fino a quando le problematiche economiche, affettive o lavorative non esplodono in tutta la loro drammaticità. Le nuove modalità, spesso subdole, con cui e possibile giocare d’azzardo- ricordiamo che per gioco d’azzardo si intende un tipo di “gioco” in cui la vincita o la perdita è determinata solo dal caso - hanno sia incrementato che diversificato il target dei giocatori per cui anche l’analisi e la stima delle persone coinvolte risulta più difficile.
Un discorso a parte merita il gioco d’azzardo via internet che, proprio per le caratteristiche della rete, assume una pericolosità ancora maggiore:
  • innanzitutto l’offerta di casino virtuali in internet è pressoché illimitata e di facile accesso non esistendo filtri particolari;
  • la rete garantisce la possibilità di giocare 24 ore su 24 annullando le barriere spazio temporali;
  • la rete garantisce l’anonimato ( nessuno lo verrà mai a sapere) fatto di notevole importanza poiché il giocatore non è costretto ad esporsi all’eventuale giudizio negativo dell’altro;
  • il giocatore scommette in solitudine venendo a mancare quel conteso di socialità presente, anche in minima parte, nelle altre modalità di gioco;
  • il pagamento con carta di credito riduce la consapevolezza, almeno momentanea, della perdita. La carta di credito facilità la “rincorsa alla perdita”, ovvero la tendenza a risanare le perdite con puntate sempre più alte.
  • Le tante ore, spesso notturne, passate in rete possono dare origine a fenomeni di derealizzazione e/o depersonalizzazione che possono ridurre notevolmente le capacità critiche della persona ed incrementare puntate irrazionali.
Sfidare la fortuna giocando d’azzardo è una attività che, se consumata con equilibrio e nei contesti appropriati, può rappresentare un diversivo ludico e ricreativo sicuramente accettabile, specie quando l’attività di gioco riveste carattere di socialità. I problemi nascono quando il gioco d’azzardo da attività ludica saltuaria si trasforma in un impulso incontrollabileche può compromettere seriamente i più importanti aspetti della vita dell’individuo (finanziario, relazionale, lavorativo, sociale ecc...). In passatoil gioco d’azzardo patologico veniva visto più come debolezza morale che come disturbo psichiatrico, ma a partire dalla terza edizione del DSM, quella del 1980, l’American Psychiatric Association (APA) ha introdotto il concetto di dipendenza da gioco d’azzardo (Gambling), inquadrandolo come una nuova categoria diagnostica e, quindi, come disturbo psichiatrico. Secondo la definizione del DSM-IV,il giocatore d’azzardo patologicoè una persona che presenta un’incapacità cronica e progressiva di resistere all’impulso digiocare d’azzardo, questo impulso da vita ad comportamento che compromette o danneggia se stesso, la sua famiglia o le sue attività professionali.
L’ inquietudine, l’impulso e l’attività di gioco aumentano nei periodi di stress. I problemi che nascono per effetto del gioco d’azzardo producono un ulteriore incremento delle giocate innescando un circolo vizioso che si autoalimenta. Il gioco d'azzardo è considerato come una vera e propria forma di “dipendenza senza sostanza”. Il D.S.M. IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) propone i seguenti criteri( per la diagnosi occorre che vengano soddisfatti almeno 4 criteri):
·Coinvolgimento sempre crescente nel gioco d'azzardo (ad esempio, il soggetto è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare modi per procurarsi il denaro con cui giocare)
·Bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato
·Irrequietezza e irritabilità quando si tenta di giocare meno o di smettere
·Il soggetto ricorre al gioco come fuga da problemi o come conforto all'umore disforico (ad esempio, senso di disperazione, di colpa, ansia, depressione)
·Quando perde il soggetto ritorna spesso a giocare per rifarsi ("inseguimento" delle perdite)
·Il soggetto mente in famiglia e con gli altri per nascondere il grado di coinvolgimento nel gioco
·Il soggetto compie azioni illegali (ad esempio, reati di falso, truffa, furto, appropriazione indebita) per finanziare il gioco.
·Il soggetto mette a rischio o perde una relazione importante, un lavoro, un'opportunità di formazione o di carriera a causa del gioco.
·Confida negli altri perché gli forniscano il denaro necessario a far fronte a una situazione economica disperata, causata dal gioco (una "operazione di salvataggio").
·Reiterati e inutili sforzi di tenere sotto controllo l'attività di gioco, di ridurla o di smettere di giocare
Come tutti i disturbi psichiatrici i sintomi legati al GAP si ripercorrono e compromettono tutte le aree dell’individuo:
  • Problematichepsicologiche(ossessione del gioco, senso d’onnipotenze e presunzione, nervosismo, irritabilità, ansia, alterazioni del tono dell’umore, aumento dell’impulsività, tendenza alla superstizione, distorsione della realtà),
  • Problematiche fisiche(alterazione dell’alimentazione, cefalea, conseguenze fisiche dovute all’uso di sostanze come stupefacenti o alcool, insonnia, sintomi fisici dell’ansia come tremori, sudorazione, palpitazioni),
  • Problematiche Sociali(danni economici, danni morali, danni sociali, danni familiari e lavorativi, isolamento sociale e difficile gestione del denaro).
I giocatori compulsivi (o patologici) sono quindi quelle persone che non riescono a “resistere”, nonostante i buoni propositi o i tentativi, all’impulso di giocare. Come in tutti i disturbi del discontrollo degli impulsi l’individuo avverte una tensione crescente che viene alleviata, almeno momentaneamente, solo quando riesce a giocare. Il GAP si configura quindi come una “Addiction”, ovvero una dipendenza senza uso di sostanze, che al pari delle dipendenze da sostanze è accompagnata da classici sintomi di natura astinenziale, sia fisici che psicologici, (sudorazione, tremori, tachicardia, ansia, depressione, rabbia, aggressività) e di assuefazione (bisogno di aumentare la “dose”, ovvero fare puntate sempre più alte man mano che la dipendenza si fa più marcata).Al pari delle altre dipendenze il GAP altera l’equilibrio dei neurotrasmettitori, in particolare il sistema serotoninergico. Il gioco compulsivo è la forma più estrema e pericolosa in cui si incarna il gioco d’azzardo ma non l’unica; accanto a questa modalità convivono infatti altri tipi di giocatori più moderati che giocano ogni tanto o riescono comunque a controllarsi. A proposito delle varie “tipologie” di giocatori il Dr. Cesare Guerreschi (“Giocati dal gioco”, Edizioni Kappa; 2000) ha ritenuto opportuno differenziare 6 macrocategorie di giocatori d’azzardo:
  • Giocatori patologici per azione: sono persone che hanno perso il loro controllo sull’attività di gioco, per loro la cosa più importante nella vita, quella cosa che li mantiene in azione e quindi “vivi” è il gioco d’azzardo. Le relazioni familiari, sociali e lavorative vengono influenzate negativamente dall’attività di gioco.
  • Giocatori patologici per fuga: sono giocatori che trovano nell’attività di gioco sollievo da sensazioni di ansia, solitudine, rabbia o depressione. Usanoil gioco d’azzardo per sfuggire da crisi o da difficoltà; il gioco ha qui un effetto analgesico e non una risposta euforica.
  • Giocatori sociali costanti: per queste persone il gioco d’azzardo è la forma principale di relax e di divertimento, sebbene sia in secondo piano rispetto alla famiglia e al lavoro
  • Giocatori sociali adeguati: giocano per passatempo, per socializzare e per divertimento. A questa categoria appartiene la maggioranza della popolazione adulta
  • Giocatori antisociali: coloro che si servono del gioco al fine di ottenere guadagni illegali
  • Giocatori professionisti: sono giocatori che giocano d’azzardo per professione e, considerandolo una professione si mantengono attraverso di esso.

Epidemiologia
Studi epidemiologici recenti sottolineano che circa la 80% degli italiani è in qualche modo interessata al gioco d’azzardo mentre l’1-3% della popolazione adulta è affetta da Gioco d'Azzardo Patologico.Non è escluso che queste cifre possono essere ritoccate al rialzo proprio per la difficoltà di individuare quei soggetti che volontariamente “nascondono” il problema.
Secondo varie ricerche esistono dei fattori che possono predisporre GAP ed aumentarne il rischio specie in situazioni di stress, in tal senso si è evidenziato che, ad esempio, i giocatori compulsivi manifestano una scarsa tolleranza alla noia e alle esperienze quotidiane che li porta a ricercare stimoli forti ed eccitanti; questo fattore, probabilmente dovuto ad un malfunzionamento dei neurotrasmettitor ied in particolare dal sistema serotoninergico, potrebbe spiegare il ricorso al gioco d’azzardo come fonte di stimolazione ed eccitazione. Altri fattori di rischio sono l’impulsività e la depressione. Ovviamente, ai fini dell’espressione del disturbo, occorre che i fattori di rischio siano sostenuti o meno dalle caratteristiche ambientali e dal contesto socio-relazione in cui la persona vive.
Nonostante il GAP abbia da sempre rappresentato un grosso problema, la questione del recupero e della cura non ha mai avuto una grande enfasi in ambito terapeutico; probabilmente esistono delle ragioni di natura storica e sociale che n’è hanno ostacolato l’evoluzione:
  • innanzitutto solo di recente il GAP è stato inserito tra i disturbi mentali, in passato esso era visto più come debolezza morale o sfizio per ricchi;
  • in genere il giocatore non considera il proprio “vizio” alla stregua di una malattia, egli tende a nascondere il disagio e il disastro (economico) ai propri familiari finché può;
  • spesso l’aiuto terapeutico viene chiesto ( o viene imposto) in un secondo momento dopo che il problema si è manifestato a causa dei forti debiti, ricorso ad usurai, azioni illegali ecc.
Le ragioni dell’intervento sono molteplici:
  • il GAP alla stregua di ogni altro disturbo psichico può essere curato
  • esiste una forte correlazione tra GAP ed altri disturbi come il Disturbo Bipolare o il Disturbo Antisociale di Personalità, inoltre esiste una forte correlazione tra GAP ed assunzione di sostanze (Alcol e Droga)
  • oltre al disagio psicologico il GAP è associato ad una frequenza significativa di suicidi o tentati suicidi
  • oltre alla vita del giocatore viene compromessa l’esistenza dei familiari e delle persone vicine
  • per giocatori compulsivi si segnala l’esistenza di gruppi di auto-aiuto (Giocatori Anonimi) che permettono al “novizio” di confrontarsi con persone che hanno o, hanno avuto, il suo stesso problema.
  • da segnalare anche l’esistenza di gruppi terapeutici che prevedono un percorso con l’ausilio di una psicoterapia.
  • inoltre consigliabile una psicoterapia individuale
Dr Gaspare Costa

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DIPENDENZA DA GIOCO D'AZZARDO

Il gioco d'azzardo è considerato come una vera e propria forma di “dipendenza senza droga”. Il D.S.M. IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) propone i seguenti criteri diagnostici per il "comportamento maladattivo legato al gioco d'azzardo" ,e devono essere presenti almeno 4 dei sintomi seguenti:.
  • Coinvolgimento sempre crescente nel gioco d'azzardo (ad esempio, il soggetto è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare modi per procurarsi il denaro con cui giocare)
  • Bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato
  • Irrequietezza e irritabilità quando si tenta di giocare meno o di smettere
  • Il soggetto ricorre al gioco come fuga da problemi o come conforto all'umore disforico (ad esempio, senso di disperazione, di colpa, ansia, depressione)
  • Quando perde il soggetto ritorna spesso a giocare per rifarsi ("inseguimento" delle perdite)
    Il soggetto mente in famiglia e con gli altri per nascondere il grado di coinvolgimento nel gioco
  • Il soggetto compie azioni illegali (ad esempio, reati di falso, truffa, furto, appropriazione indebita) per finanziare il gioco.
  • Il soggetto mette a rischio o perde una relazione importante, un lavoro, un'opportunità di formazione o di carriera a causa del gioco.
  • Confida negli altri perchè gli forniscano il denaro necessario a far fronte a una situazione economica disperata, causata dal gioco (una "operazione di salvataggio").
Si sta esaminando la possibilità di introdurre un 10° criterio. Se verrà accettato il numero dei criteri necessari alla diagnosi potrà cambiare
  • Reiterati e inutili sforzi di tenere sotto controllo l'attività di gioco, di ridurla o di smettere di giocare
L’allarme sociale sulle problematiche legate al gioco d’azzardo riflette la diffusa percezione della crescente gravità del problema.La massiccia invasione di poker-machines, l’enorme crescita dell’offerta di possibilità legali di scommettere (lotto e super-enalotto, “gratta e vinci” , scommesse sull’ippica, centri scommesse della Snai ,) alimenta le speranze illusorie (il-ludere- entrare nel gioco) di molti , e sappiamo che il secondo tempo della speranza spesso si chiama de-lusione (sempre facendo riferimento all’etimo- uscita dal gioco-).Ma, allo stesso tempo, è evidente l’impensabilità di intervenire sulle problematiche legate al gioco d’azzardo attraverso un’ottica proibizionista, (l’idea di proibire tout court molte forme di gioco oltre a risultare estremamente impopolare priverebbe lo stato di ingenti risorse economiche, visto che le entrate per il gioco del lotto ed affini costituiscono una vera e propria forma di tassazione parallela.). Se pensiamo al problema del giocatore compulsivo in analogia al problema delle tossicodipendenze appare evidente che lo “spacciatore” più importante risulterebbe lo stato stesso, che perciò dovrebbe salire per primo sul banco degli imputati, mente il giocatore che cade in rovina sarebbe (ed a tutti gli effetti è) la persona da aiutare. Sappiamo inoltre che politiche sociali di rigoroso proibizionismo non fanno che alimentare lo sviluppo di circuiti clandestini illegali alternativi .
Qual è la relazione tra gioco ed azzardo? Se facciamo riferimento alla ormai classica categorizzazione di Caillois delle quattro forme fondamentali di gioco (alea, agon, mimicry, ilinx,) possiamo intanto evidenziare come la componente della casualità (il dado, la sorte, la fortuna\sfortuna,) appartenga in misura più evidente (anche se non esclusiva) ai giochi detti di alea, nei quali la componente casuale è preponderante (esempio classico la roulette). L’aleatorietà, cioè l’incertezza sull’esito, permette la scommessa, la scommessa determina la vincita o la perdita, vincite e perdite possono rinforzare o indebolire il desiderio di scommettere nuovamente.
Il giocatore definito compulsivo , che va comunque inquadrato lungo un continuum (giocatore occasionale, abituale, a rischio, compulsivo,) evidenzia una progressiva perdita della capacità di porre dei limiti al coinvolgimento nel gioco, perdite economiche frequenti e sempre più vistose, assorbimento sempre più esclusivo nell’attività di gioco (tanto che da alcuni egli è definito ludomane) . E’ stato segnalato il caso di uno di questi giocatori che nell’andare ad assistere la moglie che stava partorendo viene “distratto” dai videopoker del bar al piano terra dell’ospedale, dove rimane a giocare per 10 ore di seguito, ricordandosi del lieto evento solo quando il neonato aveva già diverse ore. Ci sono numerose testimonianze di un restringimento del campo di coscienza (simile a ciò che si verifica nei fenomeni di trance) e ad aspetti quasi psicotici del giocatore compulsivo (perdita dell’esame di realtà).
In una significativa analogia con la dipendenza da sostanze, sono state inoltre evidenziate forme di assuefazione (bisogno di scommettere cifre sempre più alte,) e di astinenza (sudorazione, tremori, tachicardia, ansia,) in giocatori ai quali il gioco stesso viene impedito (ad es. a causa di ospedalizzazione o detenzione).
L’inseguimento della perdita, vale a dire il desiderio di rifarsi, precipita in un progressivo e sempre più vorticoso disastro economico il giocatore compulsivo. Compaiono a questo punto fenomeni quali la richiesta di prestiti ad usura , le frequenti menzogne in famiglia volte a nascondere la reale situazione economica, la scarsa attenzione o il disinteresse per l’attività lavorativa, che conducono in lassi di tempo più o meno lunghi a gravi crisi personali (a volte con suicidi o tentativi di suicidio) che possono motivare il giocatore compulsivo a chiedere aiuto (più spesso sono i familiari del giocatore a rompere la cortina di omertà, vergogna e disperazione).
LE CAUSE
Le ricerche su possibili fattori genetici e neurobiologici sono ancora agli inizi e non hanno evidenziato nulla di certo. Esiste sicuramente da parte del giocatore compulsivo la ricerca di picchi di attivazione (“hig””) che possono far pensare a meccanismi di neuromediazione caratteristicamente differenti dal funzionamento medio (in particolare un basso livello di attività serotonergica).
Il gambling compulsivo viene da alcuni studiosi considerato un “equivalente depressivo”, vale a dire un comportamento che sta al posto di una depressione negata (che solitamente compare quando il giocatore smette di giocare). Non è ovviamente di facile comprensione quanto di questo elemento depressivo sia dovuto a vicende relazionali ed affettive e quanto influisca l’elemento psicobiologico.
Sul versante psicoanalitico l’ipotesi più promettente e suggestiva prende in considerazione l’elemento di sfida alla casualità sotteso al comportamento compulsivo del giocatore patologico, il tentativo ossessivamente messo in atto di sconfiggere la brutale indifferenza del caso, inseguendo la sensazione di avere la dea bendata dalla propria parte.
La sfida al caso, la scommessa con il fato introduce il giocatore in una dimensione spazio-temporale assolutamente speciale (che per certi versi richiama la teorizzazione di Winnicott sullo spazio e le condotte transizionali). L’elemento oggettivo viene messo tra parentesi (le perdite che si fanno sempre più ingenti non destano la preoccupazione che meriterebbero) ed il giocatore è assolutamente convinto che l’azzardo finalmente pagherà e tutto ritornerà a posto; l’elemento soggettivo della “fiducia” non viene compensato dal dubbio in una distorsione che è al contempo cognitiva ed emotiva ed assume valore difensivo rispetto ad una considerazione più realistica della propria implicazione nel gioco e nelle perdite.

MODELLI DI INTERVENTO
Per giocatori compulsivi che hanno “toccato il fondo” segnalo l’esistenza di gruppi di auto-aiuto (Giocatori Anonimi), che sulla falsariga dei gruppi di auto-aiuto per altre problematiche, si incontrano per riconoscere di aver perso il controllo della situazione , condividere l’esperienza di impotenza nei confronti del gioco, proporsi l’astinenza dal gioco e confrontare nell’ambito del gruppo le forme di inganno ed autoinganno ancora in atto.
Segnalo poi l’esistenza di gruppi terapeutici per giocatori d’azzardo compulsivi, che a differenza dei gruppi di auto-aiuto prevedono, e sono condotti, da psicoterapeuti e coinvolgono la famiglia del giocatore nel processo terapeutico. Frequentemente accade che la famiglia del giocatore compulsivo risente dei fenomeni negativi legati alle perdite e cerchi aiuto mentre ancora il giocatore stesso è completamente assorbito dall’inseguimento della perdita (vale a dire da un desiderio di rifarsi che provoca ulteriori perdite ed aggrava la situazione).
Nell’ottica psicodinamica il giocare compulsivamente (cioè seguendo un irresistibile impulso a continuare, avendo smarrito la capacità di smettere,) è considerato un sintomo, che alla stregua di altri sintomi (dall’agorafobia alla tricotillomania all’ulcera peptica,) segnala un disagio o malessere di personalità e, ad un altro livello protegge da disastri peggiori ed in quanto tale non va rimosso con operazioni di “chirurgia psichica” ma compreso nel suo significato. Un intervento che si preoccupi solo di eliminare il sintomo favorisce spesso quei fenomeni di “migrazione” ( il giocatore che smette di giocare e, ad es. inizia a bere, o fumare cento sigarette al giorno o a passare con il rosso ai semafori non evidenzia un buon risultato clinico).
La funzione protettiva del sintomo deve essere sempre tenuta presente (nel lavoro clinico con dipendenti da sostanze ho compreso come ha volte l’uso di droga può evitare un crollo psicotico o un grave atto eteroaggressivo), e la dipendenza da gioco va inquadrata in rapporto alla soggettività del giocatore, alla sua struttura di personalità, storia affettiva, relazioni interpersonali significative, fase del ciclo di vita.

Psicologo, Psicoterapeuta
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Consulenza
Cercherò di spiegarle al meglio, ma sinteticamente, la situazione. Io sono separata da circa 6anni e la causa maggiore è stata proprio la dipendenza (ha sperperato più di 150.000 euro) di mio marito
dal videopoker, ma soprattutto la sua non voglia di farsi aiutare.Prima di arrivare alla separazione l'ho portato da vari psicologi, ero anche pronta ad iniziare una terapia di recupero con lui, siamo andati in una
comunità dove lui è entrato il venerdì sera per riuscirne la domenica mattina dicendo che era guarito. Sembra comunque che ora non giochi più. Ho un figlio di 20 anni, Marco , che s è arruolato nell'esercito e vive a circa 200 km da casa mia . Viene a casa solo per le licenze, e quando io, temendo che potesse prendere la strada del padre, lo mettevo in guardia sui rischi della dipendenza dal gioco (macchinette varie) ha sempre sostenuto che dopo aver visto la sua famiglia distrutta dal gioco io dovevo stare tranquilla. Marco, giorni fa, parlando con una persona amica ha detto che aveva vinto dei soldi alle macchinette; questa persona mi ha avvisato; io dopo avercercato e trovato indizi in una sua agenda l'ho messo alle strette e lui ha confessato:
- che questa estate era schiavo delle macchinette e vi ha perso tanti soldi
- che nella città dove lavora è andato a giocare a poker in una bisca perdendo in una sola sera 1.500 euro
- che da qualche mese non gioca alle macchinette quasi più. se lo fa mette solo 10 euro a volta. ma non è schiavo come prima
- che da qualche mese, per aiutarsi a smettere ha deciso di rubare, nei periodi dilicenza, a me o a sua nonna che vive con noi, 10 euro per ogni giorno in cui non va a giocare e tutto questo lo segna ogni sera su una sua agenda. Effettivamente sulla sua agenda io ho trovato scritto quasi tutti i giorni “V.P. + € 10,00”, scritta che credevo rappresentasse la vincita della giornata e il giorno ... aveva effettivamente segnato la grande perdita, ma al poker. E nel periodo in cui giocava tantissimo, sia a me che a mia madre sono spariti dei soldi. Ho urlato, ho pianto, ma poi con molta calma gli ho parlato a lungo, ho visitato diversi siti e stampato pagine e pagine che ho letto con lui. Lui sostiene che gli piace giocare e mettere ogni tanto 5/10 euro alle macchinette, ma che non farà mai più come prima; che gli piace anche giocare
a carte a soldi ma che non giocherà con cifre alte; che usando quella tattica di rubare i soldi per premiarsi è riuscito a smettere e che quindi continua così. Mi ha detto che se qualche volta lo vedo in un bar, invece di fuggire e di sentirmi male, devo entrare così vedo che lui dopo aver messo quella cifra
se ne va. So che ha detto la verità perché il fratello che sapeva già tutto me lo ha confermato Ha confessato tutto anche al padre che, ovviamente, lo ha rimproverato e messo in guardia. Gli ho chiesto, supplicato di non mettere mai più nemmeno un euro; gli proposto
di andare con lui nella città in cui lavora per trovare un centro di aiuto o uno psicologo che possa sostenerlo; mi sono fatta promettere che, nel caso ricada vittima delle macchinette, me lo deve dire subito per permettermi di aiutarlo. Gli ho anche detto che se il suo comportamento non cambia, vuol dire che io non riesco ad aiutarlo o educarlo e, forse, sarebbe opportuno che vada a vivere con il padre, che potrebbe essere più capace di me (ma è stata una minaccia velata visto che so che non vorrebbe andare a vivere con lui) Gli ho fatto presente che non può togliere un vizio (gioco) premiandosi con un furto. Gli ho detto che, visto che ho la delega sul suo conto corrente, ogni mese vado a controllare quanto ha preso dallo stipendio. Gli ho proposto di farsi accantonare dalla banca una determinata cifra al mese, per avere meno soldi liquidi a disposizione e meno tentazioni. Avevo pensato di dire al gestore del bar di avvisarmi quando va a giocare, ma questo lo posso fare nel paese e quando torna dove lavora chi lo controlla? Gli ho detto che non deve più rubare i soldi per premiarsi, ma per ogni giorno in cui non va a giocare sono io a darglieli, ma poi mi sono chiesta se stavo facendo una cosa opportuna e gli ho detto che forse era meglio pensarci bene. Cosa mi consiglia? Non so quale atteggiamento avere; quello che finora ho avuto è stato quello che io ho ritenuto giusto in base al mio carattere, ma non so se sia adatto per
aiutarlo. E’ meglio la dolcezza, il colloquio, la comprensione? oppure è meglio la durezza, allontanarlo? che devo fare? Inoltre l’essere stato preso dal gioco è sintomo di fragilità? sarebbe opportuno, anche se ora non gioca più come prima, che io lo faccia aiutare da uno psicologo? e se lui rifiutasse questo aiuto?
Avrà ben capito che sono preoccupatissima e aspetto con ansia una sua risposta con l’indicazione di cosa devo o non devo fare.
Il comportamento che lei ha tenuto finora e mi ha descritto và bene. Ma è un comportamento di "contenimento" della dipendenza che ha cause che non sono state approfondite ed analizzate. Rischia sempre delle recidive del ragazzo. Sarebbe utile fare in modo che il ragazzo approfondisca in un centro o con un terapeuta le cause all'origine di questa sua dipendenza. Spesso la dipendenza nasconde un grande "vuoto interiore" che si tenta di colmare. Inoltre potrebbe, inconsciamente, ripetere un copione familiare passato, con la speranza di cambiare il finale (del tipo: mio padre ha perso, ma io vincerò). Nel frattempo lei tenga un'attegiamento "autorevole" rendendosi disponibile all'ascolto ed alla comprensione (tenga anche conto dell'età critica che sta attraversando), ma decisa sul rispetto delle regole che concorderà con lui. Purtroppo le mezzemisure nel campo delle dipendenze ritengo che non abbiano ragione di essere. Pertanto non deve permettere nè la "giocata" saltuaria, ne compromessi d'altro tipo.
Suo figlio è giovane e può essere ancora fermato prima che la dipendenza assuma una piega peggiore.
Cordiali saluti.

§

Giocatori Anonimi (sigla: GA, la stessa dell'organizzazione "madre" americana Gamblers Anonimous) è un'associazione nata a Milano il 12 dicembre 1999 per aiutare quanti vogliono curarsi dalla dipendenza dal gioco d’azzardo patologico o compulsivo. Si è presto diffusa in altri centri italiani, spesso per iniziativa di membri in sobrietà di Alcolisti Anonimi affetti da polidipendenza o sensibili alle richieste che pervenivano da giocatori d'azzardo patologici del territorio. Con la costituzione del secondo centro a Padova, il 2 febbraio 2000, ha avuto avvio anche l'attività di Gam-Anon, l'associazione di sostegno per parenti ed amici dei giocatori d'azzardo patologici.
I principi cui si ispirano i GA sono esposti, analogamente agli AA, nei "12 passi" dei quali il primo caposaldo è rappresentato dall'ammissione della propria incapacità, al di fuori del gruppo e dei suoi principi, di contrastare la sostanza o il comportamento compulsivo.
La tabella sottostante riporta i gruppi attualmente presenti in Italia. L'asterisco nella colonna Gam-Anon indica che nella stessa sede ed agli stessi orari si tengono, separatamente da GA. le riunioni dei parenti dei pazienti affetti da GAP.

Giocatori Anonimi
Numero telefonico nazionale: 338 1271215
Sede nazionale: Milano - via Pierluigi da Palestrina, 5

Gam-AnonNumero telefonico nazionale: 340 3344175
Sede nazionale: Milano - via Pierluigi da Palestrina, 5

Sede del Gruppo GA
Indirizzo
Telefono
Giorno ed Orario
delle riunioni
Gam-Anon
Torinovia Marco Polo, 8
349 3518772
lunedì
20:30-22:30
*
Milanovia Pierluigi da Palestrina, 5
333 7465303
martedì
sabato
21:00-23:00
*
Busto Arsizio (VA)c/o Parrocchia di Sant'Anna
333 7465303
giovedì
21:00-23:00
*
Bresciarivolgersi al numero telefonico nazionale
338 1271215
Padovavia Guarneri c/o Patronato San Carlo
328 8855267
mercoledì
21:00-23:00
*
Bolognavia della Beverara, 85
339 6499191
giovedì
21:00-23:00
*
Firenzevia delle Panche c/o Misericordia
349 6907857
lunedì
21:00-23:00
*
Romavia Napoli, 56
06 4825714
chiedere di Carlo (AA)
domenica
16:00-18:00

N.B.: è consigliabile rivolgersi ai numeri telefonici nazionali per ottenere le informazioni in tempo reale su sedi, orari, date particolari, raduni, manifestazioni, ricorrenze, prossime aperture di nuove sedi e quant'altro di pertinenza delle associazioni GA e Gam-Anon.
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